Rosanero by Maria Tronca

Rosanero by Maria Tronca

autore:Maria Tronca [Tronca, Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2022-07-08T16:54:26+00:00


* * *

Nonna Rosellina fu perfetta. Recitò la parte così bene che Greta Garbo in confronto pareva una piscitella di cannuzza. Pure troppo bene. Giovanna infatti si prese una scanto così grande che manco ci passò per l’anticamera del cervello di chiamare a suo fratello, ma chiamò direttamente l’ambulanza. Fu mentre che andavano all’ospedale che a Giovanna ci venne in mente Rosellina.

«Maria Santa! ’A picciridda!» gridò, e telefonò immediatamente a Franco dicendogli che doveva andare a prendere la bambina a scuola, che lei era su un’ambulanza con la madre. Franco quella volta rischiò la sincope. Già che era agitato di suo, non faceva altro che guardare l’orologio e contare quanto tempo mancava alla visita di Terrasini. Poi arrivò la notizia del malore della madre e la corsa, a piedi, a scuola di Rosellina. E nel mentre che correva pensava che se sua madre veniva ricoverata, Giovanna sarebbe rimasta con lei e Rosellina sarebbe stata presente all’incontro. Gli mancò l’aria. Era quasi arrivato alla scuola ma si fermò, non riusciva più a respirare, come se tutti i buchi che gli servivano per farlo fossero attuppati dal cemento. Rosellina, che era già uscita e che aveva previsto che suo padre avrebbe fatto tardi, lo aspettava davanti al cancello con una maestra annirbatissima che guardava l’orologio ogni pizzuddo. La maestra si calmò quando vide le condizioni di Franco, anche a lei sembrò che gli stava venendo una sincope. Restivo tentò di scusarsi spiegandole di sua madre grave all’ospedale, ma proprio non riusciva a parlare, emetteva suoni disarticolati con un fiatone che non accennava a diminuire.

La maestra intercettò un paio di parole comprensibili, spitali, nonna, e capì che non poteva arrabbiarsi. Gli sorrise, gli fece tanti auguri e se ne andò, consegnandogli la bambina.

La strada dalla scuola al chiosco la fecero in silenzio, Rosellina aveva tentato di fargli qualche domanda, ma lui l’aveva zittita con gli occhi, con la mano e con un shhh rauco e gutturale. Poi aveva sussurrato: «Dopo… dopo».

La bambina non aveva osato spiccicare più manco mezza parola.

La fece mangiare al bar vicino al chiosco, lui si prese una birra. Mentre Rosellina mangiava un enorme calzone fritto, Franco si spirniciava per trovare qualcuno a cui poterla lasciare, qualcuno che gliela tenesse nel pomeriggio. Ma non gli veniva in testa nessuno.

Poi ebbe un’illuminazione. Una compagna!

«Rosellina», le disse respirando e parlando quasi normalmente.

«Sì?»

«Oggi pomeriggio papà deve incontrare un signore per lavoro. Se fosse un giorno normale, ti farei stare, ma oggi proprio non è possibile, e poi tu devi studiare e al chiosco ti viene male, manco puoi scrivere… quindi pensavo che appena finisci di mangiare ti accompagno da una tua compagna, quella che vuoi tu, ci telefoniamo, ci parlo io con la mamma, non ti preoccupare, così vai da lei, studiate belle sistemate e quando finisco ti vengo a prendere e magari andiamo a trovare la nonna all’ospedale… che sì, non te l’ho detto ma è stata poco bene…»

«Che ha?» chiese Rosellina con la faccia ansiosa e la bocca mezza piena.

«Non lo



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